Una profezia in Siria

Shehaden Sheik Hussein  - Sceicco Sciita - Damasco - Sirya.
Purtroppo l’occidente conserva ancora un’immagine storica deformata dell’Islam, e i musulmani, malgrado la rivoluzione dell’informatica e delle comunicazioni, non hanno avuto la capacità di divulgare con profondità il messaggio; la diffusione del patrimonio islamico continua ad essere lenta.
Nella diffusione del patrimonio islamico verso l’occidente ci fu un errore oggettivo e metodologico poiché ci si limitò a presentare la parte legislativa dell’Islam, o meglio la parte teologica dell’Islam, e non la diffusione dei valori e della morale.
Di fronte all’errore dell’occidente nei suoi tentativi di conoscere il vero Islam e, dinanzi all’errore arabo islamico che è venuto meno nella trasmissione di questo Islam all’occidente, è emerso il cosiddetto “Islam politico”, che trova riferimenti partitici dalla realtà del conflitto tra l’oriente e l’occidente nel periodo del colonialismo.
In quel periodo si è manifestò un Islam che doveva contrastare l’occupazioni dell’occidente per salvaguardare proprio l’identità araba e musulmana. Questo ha aggravato e ha deformato l’immagine dell’Islam.
I mass media e i politici occidentali hanno avuto un ruolo gravissimo rappresentando lo spirito, la dottrina e la sostanza dell’Islam come un tutt’uno con le correnti politiche e partitiche islamiche. Da quel momento abbiamo iniziato a sentir parlare di terrorismo religioso e di terrorismo islamico.
Ovviamente tutto questo si accentuò durante la guerra fredda tra Unione Sovietica e Stati Uniti d’America. Si usò la religione islamica e l’espressione “Islam” fu impiegata in quella guerra fredda fino a deformarne l’immagine. L’Islam divenne parte in quella situazione politica.
Con il crollo dell’ex Unione Sovietica e in conseguenza degli avvenimenti dell’11 settembre, che furono denunciati da tutti i leaders islamici del mondo, l’informazione occidentale presentò uno scenario gravissimo insistendo nel voler sovrapporre l’immagine dell’Islam con le correnti politiche.
Abbiamo letto in merito diversi rapporti sul “nemico immaginario” che l’occidente vuole combattere.
Questo nemico poteva rimanere immaginario se avessimo favorito il progetto di dialogo tra le civiltà, ma l’occupazione dell’Afghanistan, dell’Iraq e prima ancora della Palestina, hanno contribuito in maniera forte a spingere l’Islam nelle logiche dei partiti e della politica.
E’ stato doveroso per i teologi e i leaders dell’Islam proclamare la propria innocenza da ogni atto che utilizza la violenza e l’uccisione in nome dell’Islam; ma si sarebbe anche dovuto proclamare, con coraggio, che il nostro problema con Israele non è un problema con gli ebrei o con l’Ebraismo, ma è un problema politico che ebbe inizio con l’occupazione della Palestina da parte di Israele.
Il nostro problema con gli Stati Uniti d’America non è un problema con i cristiani d’occidente o con il popolo americano, ma è un problema con l’Amministrazione che ha preso la decisione di occupare l’Iraq.
Una delle decisioni più gravi di questa occupazione e che essa ha prodotto una tesi che non minaccia soltanto il Medio oriente ma anche tutto il mondo, e questa tesi è quella della “confusione creativa o costruttiva”.
Questa confusione condurrà tutti non ad un pericolo che minaccia tutti ma ad un disastro per tutti.

(Shehaden Sheik Hussein )

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